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Proemio

Queste poche righe come riflessione, e mera convinzione da parte di chi scrive, sulla preparazione teorica dei nostri antenati costruttori riguardanti tutte quelle discipline coinvolte in Liuteria.

Non vuole essere un trattato analitico, vuol esser semmai uno stimolo per l’ Artista, il Musico, il costruttore d’ istrumenti a riappropriarsi delle Arti che accomunano la Musica sia essa materia che eterea.   

Preparazione dunque dovuta ad un naturale processo evolutivo iniziato nel tardo Medioevo e terminato nei primi decenni dell’800 con la perdita di fondamentali conoscenze tramandateci attraverso fonti archivistiche, iconografiche e letterali.

E’ questo l’arco di tempo considerato come periodo d’oro della Liuteria Italiana, e dagli inizi del XIX sec. ha inizio un processo di “standardizzazione” che prosegue purtroppo ancora oggi.

Occorre tener presente tutta una serie di fattori non trascurabili, dettate da semplici mode piuttosto che da ragioni politiche o economiche: una ben chiara divisione temporale possiamo collocarla intorno alla prima rivoluzione industriale, e da successivi avvenimenti-cause, le quali vedono da qui in avanti una diversa impronta liutaria sotto tanti aspetti.

 

Primi fra tutti sono gli studi sull’emissione sonora, qualità assoluta che differenzia uno strumento musicale da un bel mobile di Ebanisteria!

A livello acustico il timbro di ogni singolo strumento è dato dalla somma degli ipertoni ed ipotoni e tale risultato è quel suono dal carattere unico che vede molto diversi due distinti strumenti. Lo stesso avviene per ogni singola nota  prodotta; anche qui udiamo la proiezione di quella determinata frequenza data dalla somma di multipli e sottomultipli fonici che il nostro orecchio percepisce come nota fondamentale. Infrasuoni ultrasuoni e frequenza base stanno in giusto equilibrio fra loro.

Ad oggi questo concetto viene trascurato dalla Liuteria moderna, che al contrario tenta di aumentare i dB in uscita trascurando il fatto che viene enfatizzata la fondamentale a discapito degli armonici; armonici che, anche se in gran parte non udibili, aggiungono elementi necessari quali ricchezza, colore e profondità allo spettro sonoro.

 

Altro elemento fondamentale è certamente l’abbandono delle vernici classiche, o quanto meno del loro studio, adottando un sistema preso in prestito dall’Ebanisteria sul finire del XVIII sec. quale la verniciatura a tampone e con sola gommalacca. Certamente più veloce ed economica, è rimasta pratica inalterata fino ai giorni nostri, divenendo tecnica unanime ma dimenticando la fondamentale fusione tra chimica ed alchimia; discipline che hanno reso i Liutai Italiani Maestri in quest’Arte millenaria.

Altresì vediamo troppo spesso strumenti di Liuteria contemporanea verniciati, con egual vernice, tutto lo strumento, così il piano armonico come fondo e fasce. Anche in questo caso su tutti gli strumenti a pizzico per  quattrocento anni almeno, i nostri predecessori usavano verniciare sì fondo e fasce lasciando però il piano armonico neutro, bensì solo trattato.

Gli elementi istologici della Picea usata da sempre per le tavole armoniche, così come i caratteri organolettici, sono l’esatto opposto delle specie arboree di fondo e fasce. Ne consegue trattamenti diversi atti a valorizzare sotto tutti gli aspetti caratteristiche peculiari che ogni parte dello strumento richiede.

 

Anche la scelta dei legni è stata semplicemente ridotta a mode ricorrenti negli ultimi due secoli.

Gli antichi Liutai sceglievano il prezioso materiale sulla base di caratteristiche fondamentali quali elasticità e conducibilità sonora, e solo successivamente quella di valore estetico. Oggi si propende ad usare per esempio nella famiglia degli archi quasi esclusivamente Acero marezzato, Palissandro ed altri legni esotici per Chitarre d’ogni sorta; legni indubbiamente di bell’effetto ma privi in gran parte di caratteristiche acustiche importanti.

Tali caratteristiche, pubblicate in letteratura e conosciute già nel ‘500, riguardano specie arboree da sempre usate nei secoli che precedono la “standardizzazione” del XIX secolo. Così pure le eccessive decorazioni, intarsi, mosaici, filetti, causano danni alla propagazione del suono e scompenso cimatico, danni anche qui conosciuti già nel 1600.

 

Ecco quindi che nelle diverse discipline, non tutte citate per non annoiare il lettore, gli antichi Maestri possedevano conoscenze che avremmo potuto riconoscere attraverso la storia, confermare per mezzo tecnologia, riscoprire con consapevolezza e tramandare con cognizione!

Semplicemente abbiamo voluto dimenticare!

27 Gennaio 2021

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